lunedì 24 luglio 2017





1. Presentati ai nostri lettori
 Ciao! Mi chiamo Samuel, sono un autore di fumetti, principalmente conosciuto con Iayafly. Ho 34 anni, lavoro nel campo del fumettoillustrazione da circa 10 anni, anche se come autore completo sono ancora un esordiente.


 2. Prima di Nine stones di cosa ti sei occupato principalmente, e qual è la tua formazione artistica? Ho lavorato per sei anni in uno studio di animazione 3d, come character design, storyboard-artist, colorkey-artist. Poi ho deciso di rimettermi a collaborare nell’ambito del fumetto, che è sempre stata la mia passione principale, prima come colorista, per la Francia e per la Disney America, poi come autore del mio progetto personale Nine Stones, con storia, disegni e colore interamente miei.
 3. Raccontaci il processo di realizzazione di Nine stones
 Nine Stones nasce tantissimi anni fa, i protagonisti sono nati come una sorta di “sfogo artistico” per sublimare la mia disforia di genere. Negli anni li ho sviluppati meglio, sono cresciuti con me, fino a quando non ho trovato il coraggio di tirarli fuori in un progetto concreto, nel 2016. Ho cercato di strutturare la storia mettendoci tutte le influenze che mi hanno costruito artisticamente e narrativamente, superando la paura del giudizio: è una storia piuttosto “scomoda”.


 4. Hai avuto difficoltà nel farti pubblicare un’opera così controversa?
No, perché è stato in primis l’editore ad avere preso notevole coraggio, proponendomi la pubblicazione. Ovviamente L’EDITORIALE COSMO, l’artefice dell’edizione cartacea, ha fatto davvero un azzardo a portare Nine Stones in edicola, un fumetto con un certo stile di disegno “manga europeo”, provocatorio, con una storia cruda e delle tematiche così delicate. Quindi il merito va prima di tutto a loro.
 5. Nine stones, dal mio punto di vista è un’opera molto “musicale” con personaggi che potrebbero essere ricondotti a diverse scene. Quali sono stati i tuoi ascolti durante la sua realizzazione?
Tutte le scene sono state ispirate da molti gruppi musicali, che mi facevano da colonna sonora, proprio perché la storia l’ho concepita immaginando di girare un film, non di disegnare un fumetto. Ci sono stati parecchi gruppi e cantanti che mi hanno aiutato molto, per esempio Alex Turner, che io adoro follemente in tutte le cose che fa, sia con gli “Arctic Monkey” che con i “The Last Shadow Puppet”. Un altri gruppi che sentivo spesso sono i “Tame Impala”, i “Radiohead” ma in primis fra tutti “Il Teatro Degli Orrori” che amo talmente tanto da averli citati nel fumetto con il brano “Lezione di musica”.


 6. Oltre che musicale, l’ho trovata una storia molto cinematografica, ci sono possibilità di vedere una possibile trasposizione filmica?
 Il mio sogno è di vedere la serie televisiva live, non animata, ma con attori in carne e ossa. Perché è così che l’ho pensata in realtà, divisa in stagioni, e con finali cliffhanger studiati apposta. Spero succeda davvero!


 7. Quali sono i tuoi prossimi impegni lavorativi?
 Ce ne sono davvero molti, tra cui il seguito di Nine Stones, ma per altri non ne posso ancora parlare, posso solo annunciare il prossimo progetto a fumetti, in ordine di tempo, che stiamo presentando a Lucca 2017 insieme al mio compagno Davide La Rosa che scrive la storia. E’ un fumetto che non ha nulla a che fare con il genere di Nine Stones, è molto più delicato e romantico, dal titolo “Agata e il Birch”.


 8. Cosa ne pensi dell’attuale panorama fumettistico italiano?
 Che è pieno di giovani talenti emergenti che stanno sbocciando, che molti editori stanno riuscendo a cogliere e valorizzare nonostante la crisi economica. E molti lettori adolescenti si stanno riavvicinando al panorama fumettistico italiano, che era rimasto un po’ indietro per quanto riguarda le tematiche affrontante nelle storie, più rivolte agli exadolescenti anni ’80 che agli attuali. Sono davvero positivo per il futuro


Federico Tadolini

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