mercoledì 1 marzo 2017


I                            INTERVISTA A FRANCESCO LONGO




1-   Francesco Longo come nasci regista? Quali sono le tue influenze principali?

La passione per la regia l'ho avuta sin da bambino. Vivevo in un paese di duemila anime in Puglia e spesso non c'era nulla da fare, soprattutto durante l'inverno, perciò, trascorrevo molte delle mie giornate in casa a guardare film.

Sin da subito ho apprezzato l'horror, grazie anche alla vasta collezione di VHS del genere posseduta da mio fratello. Così, spesso accadeva che quando ero solo in casa, queste le guardavo di nascosto.

Le mie influenze sono legate sia all'horror passato, che a quello presente. Da ragazzino ho amato Wes Craven,Sam Raimi,John Carpenter,Clive Barker e molti altri.

Devo ammettere però che i film che mi hanno spinto di più a creare horror sono stati: "Nightmare on elm street" (da questo film, infatti, vi sono continui riferimenti ad incubi nei miei corti) e "L'esorcista" (da questo, invece, proviene la mia passione per l'horror demoniaco e soprannaturale).

Recentemente ho apprezzato particolarmente le produzioni di James Wan, ma anche piccoli capolavori come "Le streghe di Salem"di Rob Zombie e "The Witch" dell'esordiente Robert Eggers.


2-   Raccontaci del progetto 17 a mezzanotte
Il progetto “17 a mezzanotte” per me è stata una bella sfida: dovevo riuscire a tirare fuori un corto, da poter far guardare al pubblico dei festival e non solo.
Credo sia stato prodotto in un periodo forse un po' acerbo cinematograficamente parlando, per affrontare un progetto del genere. Il risultato finale all'epoca non mi era dispiaciuto, forse avrei potuto fare meglio,ma è andata così. È stata un'esperienza che mi ha portato a crescere e non mi pento di averne fatto parte.

3-   Quando è nata l’idea della trilogia conclusa con Nyctophobia?


.L'idea nasce dopo una lunga pausa di studi mirati ai visual effects in una scuola online italiana, ma estesi da me medesimo alla regia, fotografia e tecniche di ripresa ed editing.

Così dopo una lunga pausa teorica, mi è venuto in mente di fare un corto psicologico, breve e d'impatto dove poter mettere in pratica gli studi eseguiti.
Mi sono soffermato sul tema delle fobie e delle turbe mentali. La nostra psiche può essere davvero "spaventosa".

"Skiizophrenia", analizza le possibili conseguenze di non poter essere in grado di poter gestire in maniera autonoma la propria coscienza.

Qualcosa o qualcuno ci obbliga a essere ciò che non ci sentiamo di essere, in seguito a deliri e allucinazioni.

Non riuscire a riconoscere ciò che è reale, è davvero un incubo. È un tema molto affascinante.

Altro soggetto, appunto sono le fobie che sono paure esagerate e spesso irrazionali. Queste ci bloccano,ci trasformano non solo la mente, ma anche il nostro corpo, con reazioni incontrollate. Ho voluto analizzare in maniera "soprannaturale" le paure che più mi hanno ossessionato durante l'infanzia.

La claustrofobia: una paura che e' stata presente più che altro nei miei incubi: essere imprigionati e avere l'impressione di poter morire soffocati, magari anche grazie all'aiuto di qualcun altro, correre all'infinito e non trovare mai un'uscita.

La nictofobia, quale bambino non vede il mostro sotto il letto o dentro l'armadio appena spegne la luce? Dare corpo a queste fantasie è stato molto stimolante.

Ne ho parlato dunque al protagonista del corto (protagonista anche del capitolo conclusivo). Così scrissi la sceneggiatura, lo girammo in sei ore filate e infine in un mesetto feci la post produzione.

Il risultato mi soddisfò e fu così che decisi di farlo girare per i festival. Anche se mi ero un po' scoraggiato, dopo qualche critica negativa in patria. Con immenso piacere, arrivarono le prime selezioni: il prestigioso “Fi Pi Li Horror Festival” di Livorno, nel quale per la prima volta vidi di persona un mio cortometraggio sul grande schermo.

Successivamente con mia grande sorpresa: un'ulteriore selezione al “Fantastic Horror Film Festival” di San Diego. Il mio corto fu candidato a tre nomination e vinse come "Best Fantasy Horror"

Allora, compresi che forse avrei potuto fare sempre meglio e pieno di coraggio ho deciso di dare vita alla trilogia.

Il successivo fu "Claustrophobia" con le varie selezioni e i 6 premi vinti (“Best international Film” e “best sound design in a Short “ all'Underground Film Fest di Ancona, Secondo classificato nella categoria “Foreign Short” all'Upstate New York Horror Film Festival, ecc) e poi l'idea del capitolo finale, Nyctophobia



4-   Raccontaci le fasi di realizzazione del tuo cortometraggio Nyctophobia e che futuro avrà?


Sono partito con la pre-produzione subito dopo l'uscita di Claustrophobia. La mia idea era quella di realizzare un prodotto che fosse comprensibile, anche per coloro che non avessero visionato i precedenti episodi, ma che avesse comunque dei punti di contatto con questi.

Siamo partiti a marzo con un crowdfunding, che ci ha aiutato un minimo a coprire le spese di produzione. Il corto è stato girato in cinque giornate per un totale di circa 80 ore di set.

Stavolta, grazie alla collaborazione di Paolo Mercante di SetteFilms, di UrcaTV, di una make up artist d'eccezione ovvero Silvia Rosa e della collaborazione di tecnici esperti sul set: Piero Passaro e Yasas Navaratne.

In post produzione, la talentuosa Aurora Rochez si e' occupata degli effetti sonori e non è stato da meno il fantastico cast (Roberto Ramon, Roberto D'Antona, Michael Segal, Orfeo Orlando, Veronika Urban, Aurora Elli, Giulia Schaaf, Tommaso Preda e Giuseppe la Rocca) che ha saputo dare un' “anima” al corto. L'unione fa la forza!



5-   Fai parte della scena indipendente italiana, parlaci delle tue sensazioni

.Ritengo ci sia materiale molto valido nella scena indipendente italiana. Spesso, mi sono trovato a collaborare a diverse produzioni indipendenti italiane come vfx artist e con veri artisti del calibro di Roberto D'Antona,Michael Segal, Ivan Zuccon, Orfeo Orlando.

Devo ammettere che vfx a parte, a prodotto finito ci si trova di fronte a delle opere che possono competere tranquillamente con molte produzioni cinematografiche e televisive italiane.

Parlando dell'horror, purtroppo in Italia vi è prevenzione verso questo genere. Viene considerato a prescindere di dubbia qualità, sadico o morboso e non "impegnato" e quindi ingiustamente ostacolato.

L'Unica nota dolente del panorama indipendente: spesso vedo che tra registi, attori, produttori vi è un forte astio e invidia, la cosa mi crea un enorme dispiacere. Dovremmo essere un'unica famiglia e sostenerci tra di noi.

Spesso la causa di questi battibecchi è il pregiudizio, come dicevo precedentemente, verso i generi che non si fanno in Italia: fantasy, fantascienza e horror. Per alcuni registi, gli unici accettabili sono: i drammatici e le commedie a scopo preferibilmente pedagogico e i comici intrisi di becera volgarità.
Per questo motivo, il nostro primo lungometraggio “Clara” (attualmente in pre-produzione) abbiamo deciso di girarlo interamente in lingua inglese, per cercare una distribuzione all'estero.




6-   Hai partecipato a diversi festival italiani e anche esteri, quali sono le differenze sia come organizzazione e come pubblico?


In Italia ci sono un po' di festival validi per il genere Horror : tra questi mi sento di citare il "FI PI LI Horror Festival" di Livorno," Il Fantafestival", Il "Tohorror" oltre "all'Underground Film Fest" Di Ancona, nel quale l'horror è ben visto e poi credo ne rimangano pochi altri.

All'estero invece c'è moltissima scelta, soprattutto negli Stati Uniti. Colgo l'occasione di rispondere ad alcuni soggetti, che asseriscono al fatto che negli Stati Uniti basti pagare la tassa d'iscrizione per essere selezionati e successivamente ti fanno vincere. È una squallida bugia.

Personalmente ho partecipato a diversi festival in USA pagando regolarmente la tassa, ma il corto non è stato nemmeno selezionato. Diversamente, spesso vedo cortometraggi selezionati con nomination ricevute, che poi non vincono alcun premio.
In questo caso, ritengo che parlino a vanvera per una ridicola competizione tra artisti indipendenti.
Il pubblico italiano che partecipa ai festival horror non è una nicchia, ma nemmeno particolarmente vasto. All'estero non ho mai assistito finora purtroppo, però dalle recensioni e dalle foto degli eventi vedo una grande affluenza di pubblico. Spero che con gli anni questo succeda anche in patria!


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