mercoledì 4 maggio 2016


                                             Federico Sfascia






1.     Partiamo in maniera anomala ovvero parlando di fumetti visto che sei uno dei protagonisti del fumetto Carogne dei tuoi amici della Krakatoa. Qual’ è il tuo rapporto col mondo del fumetto?

Carogne! Adoro quel fumetto, creatura di quei pazzi talentuosi della Krakatoa Ink (vi consiglio di cercare i loro corti e lunghi su youtube, non ve ne pentirete) disegnato da quel geniaccio di Camme Fantaman…che figata Carogne…compratevelo cazzo!
(Consiglio pure io di reperire i fumetti e i film della Krakatoa… li trovate anche tutti gli anni nello stand autori di Lucca comics. Io passo a trovarli tutti gli anni, simpatici, folli e geniali).
Il mio rapporto con il fumetto è iniziato da piccolo, con l’uomo ragno, nell’epoca in cui se leggevi fumetti non eri un vincente ma una sorta di appestato coglione.
Mi ricorderò sempre di quella volta che, in prima liceo, una tizia in classe con me  mi chiese con espressione tra il disprezzo e la sincera preoccupazione “ma tu ce credi davvero che esistono (i supereroi) ?”
L’ho rincontrata l’anno scorso con il pischello. Lui con la maglietta di Iron Man lei con quella dell’uomo ragno.
In quel momento ho capito che con la fregna non è mai una questione di cosa ti piace, ma di QUANDO ti piace.
Detto questo li ho letti in maniera continuativa per qualche anno poi mi sono rotto le palle e ho iniziato a comprarli solo quando c’erano disegnatori interessanti…alla fine guardavo le figure, le storie a metà degli anni 90 tra saghe del clone, mignotte rivendute per supereroine e morti di superman sono diventate delle puttanate insostenibili che, a mio modesto parere, hanno progressivamente allontanato i personaggi dalla loro purezza e dal sense of wonder…e si è arrivati a vedere al cinema immondizia come i film di Snyder con Henry Cavill vestito da Superman...un assassino imbronciato ed incapace in un mondo senza colori…bella merda.
Io adoro Jack Kirby e quell’approccio assolutamente esplosivo ed impossibile da imbrigliare della fantasia…ingenuo se vuoi ma mitologico.
E poi quelle meravigliose eccezioni che ho letto (ho guardato anche le figure, ma l’ho letto perché è bello) tipo ALL STAR SUPERMAN di Morrison, una storia che consiglio a tutti per capire quanto può essere bello il personaggio di Superman senza bisogno di snaturarlo per andare incontro ai gusti di 15enni (chiusi in corpi di 40enni) rancorosi ed ignoranti.

Non so se ti sto rispondendo, probabilmente no, ma a stringere io ho sempre disegnato, quindi le arti figurative (pittura, fumetto, illustrazione) sono sempre state prepotentemente presenti nella mia vita.
E per riagganciarsi al discorso fregna di sopra, lo sono state SEMPRE nel momento storico sbagliato.


2.     Quando hai deciso di fare il regista?

Quando ho deciso di darmi un tono pur non sapendo fare nulla.
È una decisione facilissima che possono prendere tutti, basta comprarsi una videocamera e poi scrivere su facebook “director/actor”.
Provate è una figata.
Se parallelamente vi aprite anche un canale youtube dove parlate dei cazzi vostri è facile che prima o poi qualcuno vi prenda sul serio vi produca qualcosa.
Se poi siete ancora più capi e girate qualcosa che esca dal seminato preti/architetti ricchi in crisi di mezza età/ qualunquismo e gas intestinali, passate direttamente da registi a geni assoluti.
L’italia è la terra delle opportunità, un paese di entusiasti con la memoria e la cultura corte in cui puoi reinventarti con un cazzo.
Figata.

3.     Raccontaci dei tuoi esordi con i cortometraggi, quali sono state le maggiori difficoltà?

In realtà io ho esordito con un lungometraggio, il vergognoso ma a me caro Beauty Full Beast…i corti ho provato a farli dopo…probabilmente le sparo subito grosse per una qualche compensazione.
Parlando quindi di Beauty Full Beast e delle difficoltà, alla fine sono tutte dipendenti dalla mancanza d’esperienza.
Coinvolgi amici e conoscenti in una cosa che non sai ancora bene come gestire e come organizzare e mescoli il personale con il professionale (che professionale non è).
Insomma, almeno per me, le difficoltà sono tutte dipese dalla mancanza d’esperienza.
Come in tutti i campi vai avanti, sbatti il muso contro i problemi, e quando ti si ripresentano sai come aggirarli o abbatterli.



 4-Parlaci del passaggio da cortometraggio a lungometraggio, quali sono le maggiori difficoltà?

Per quanto mi riguarda alla fine si tratta semplicemente di tempo…più minutaggio hai più roba devi fare.
Poi ovvio che un corto di 3 minuti con 10 cambi di location può richiedere lo stesso tempo di un film di un’ora e mezza che si svolge nella stessa stanza…però a grandi linee, per quanto mi riguarda, le difficoltà aggiuntive si riducono alla quantità di girato da realizzare.






5-Che ricordi hai di I rec u? rivedendolo dopo diversi anni, sei ancora soddisfatto?

Non l’ho rivisto ma tanto lo conosco a memoria. Io sono soddisfatto nel senso che ho fatto quello che avevo in testa in quel momento specifico della mia vita.
A rifarlo adesso qualcosa cambierei, ma nel complesso la storia che volevo raccontare ha quel respiro.
Strano quanto vi pare ma alla fine, c’ho dovuto lavorare io mica il pubblico parcheggiato in poltrona…quindi l’ho fatto come lo volevo io.
Credo sia una cosa importante, il fare quello che si vuole senza tanti compromessi, con tutti i rischi che si porta dietro.
Sono in totale disaccordo con quelli che dicono “il film lo faccio per voi, non per me”...posto che mi sembra una puttanata di una falsità vergognosa, penso che con il pubblico bisogna dialogare e anche essere in disaccordo ma MAI fare quello che si aspetta…la crescita culturale e personale avviene attraverso l’incontro e lo scontro con altri punti di vista, con la curiosità del capire e poi decidere se fa per noi o meno…non c’è crescita nell’autoreferenzialità.
I Kiss dicevano “ metti sul palco la band che vorresti vedere suonare” non “metti sul palco la band che VORREBBERO veder suonare”.
Altrimenti è un attimo che ci si ritrova con la stessa minestra riscaldata riproposta per anni.
Con questo mica voglio dire che uno se fa un film come vuole è bravo a prescindere…poi c’è anche il momento del confronto e della crescita personale, e se non sei buono ad una sega dopo un po è anche il caso di smettere.
Per dire io adesso mi sono dato alla coltivazione di ortaggi e alla cura del pelo dei gatti e sono felicissimo.

6- I rec u è un film anomalo, sicuramente difficile da inquadrare in un genere ben preciso. Hai avuto delle difficoltà nel proporlo ai vari festival cinematografici?

Sì, anche perché è stato preso in pochissimi festival…sia perché è brutto sia perché non è inscrivibile in un genere.
(Piccola postilla da parte del sottoscritto Federico Tadolini, I rec U è un film molto bello e coraggioso, guardatelo, si trova su youtube a questo link https://www.youtube.com/watch?v=zObKKcJspUI)
Parte in un modo, diventa altro e poi finisce per essere qualcos’altro ancora. Come la vita no?
 Prima dei 25 anni ti senti il re del mondo poi quando scopri di non essere Sylvester Stallone capisci che te ed i pannolini avrete un’appuntamento giornaliero tra una trentina d’anni, e con quel piatto di semolino a fissarti i rimpianti saranno l’unica cosa rimasta da masticare.

Quindi sì, i rec u ha masticato delle difficoltà.

7-    Una domanda che faccio a tutti i registi: cosa ne pensi dei vari festival presenti in italia?

Io mi sono sempre trovato in situazioni molto belle e piacevoli.
Penso al Tentacoli Film Festival del 2008 dove ho conosciuto i Licaoni (Alessandro Izzo, Francesca Detti, Guglielmo Favilla) e Michele Senesi (Palonerofilm).
Poi il Movie Planet Film Festival, il Fi Pi Li Horror Festival…ora sto ora sto per andare al Future Film Festival per l’anteprima di Alienween  e per ora l’organizzazione si è già dimostrata gentilissima e sempre disponibile…mi sembra una realtà molto bella, che si regge su un duro lavoro da parte degli organizzatori e che riesce a creare ottime situazioni di incontro e confronto.




8-Alienween raccontaci le varie fasi realizzative: difficoltà, tempi ecc.

Di Alienween si è iniziato a parlare a metà del 2014, quando Alex Visani di Empire Video mi contattò perché interessato a produrre questo film partendo da un suo incipit da sviluppare in totale libertà.
L’accordo prevedeva in sostanza il mantenimento del titolo (Alienween) e delle tematiche alieni, halloween e melting movie (quindi gente che muore sciogliendosi) in cambio di organizzazione (la cosa per me fondamentale visto che ero sfinito dopo i rec u), copertura delle spese e distribuzione.
Le difficoltà atroci sono state legate principalmente al dover provvedere inaspettatamente all’organizzazione e al mettere pezze varie e clamorose in corsa, perché per quanto riguarda le persone coinvolte (attori, aiuti indispensabili sul set ecc) erano (per fortuna) tutti amici e professionisti con cui avevo già lavorato e che di fatto sono stati una forza quando tutto andava a rotoli.
Mai una lamentela e mai un cedimento. E potevano benissimo mandarmi a fare in culo in ogni momento avendone tutto il diritto vista la situazione in cui li avevo coinvolti.
Le riprese sono iniziate a fine novembre 2014 per una decina di giorni, e poi si sono concluse in diversi fine settimana da gennaio a marzo 2015.
In soldoni il film è stato aperto e chiuso in un anno, un anno e mezzo circa.


9-Che accoglienza sta avendo nei festival e soprattutto sei soddisfatto del risultato finale?
Per ora sta piacendo, a quanto pare.
Io sono molto contento del lavoro degli attori, sono stati eccellenti, tutti quanti, il film funziona grazie a loro che hanno sorretto le dinamiche comiche e drammatiche in maniera egregia.
E funziona grazie al lavoro (ma non avevo dubbi) eccelso degli effetti speciali di Camme di Fantasma Film che per l’ennesima volta ha dato tutto se stesso.
Poi tutti gli altri ovviamente. Alessandro Mignacca, Domenico Guidetti, Alberto Masoni, tutti.
Sono estremamente soddisfatto delle persone coinvolte e del lavoro di squadra.
Per il resto ho fatto quel che ho potuto.


10-Tre componenti molto importanti nei tuoi film sono: l’ironia, la visionarietà e la musica. Parlaci di questi componenti

Difficilissimo…cioè me ne dovreste parlare voi che ce li vedete…posso parlare della musica che per me è fondamentale, io soffro tantissimo il non saper suonare visto che per me immagini e ritmo musicale sono una cosa sola.
Ne fa le spese il povero Masoni che si deve rifare e risistemare le musiche mille volte fino all’odio.
 Sono una rottura di palle ma per me musica ed immagini vanno di pari passo e nei limiti cerco sempre di creare questo connubio ritmico.
La mia immaginazione è molto legata al suono ed alla melodia.
Io adoro Jim Steinman e più o meno l’incedere che inconsciamente ricreo nei film è quello di una sua canzone…Alessandro Izzo dice che faccio cinema Wagneriano come Steinman fa rock Wagneriano…io so solo che la Polonia penso di non invaderla.
Semmai il Portogallo…si spende poco, c’è il mare, è pieno di belle ragazze.

L’ironia credo sia strettamente legata alla depressione con cui vedo la realtà che mi circonda.
Ogni giorno La vita ti mette di fronte alla scelta tra risata e omicidio.
Non scelgo quella più giusta ma quella penalmente non perseguibile.

Sulla visionarietà non ho granchè da dire…io vedo le cose così come le riproduco in film e disegni…è il mio filtro personale per la riproduzione della realtà…quindi boh…è così e basta, se è visionarietà spero sia visionarietà gradevole e sensata.
Non uso le droghe. Io mi sballo solo di gesù.



Federico Tadolini

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