BUIO ROSSO
Un gradito ritorno su queste pagine è quello di Roberto
Ricci, già autore di Respiro tagliente
che pubblica il suo secondo libro Buio rosso dove sono presenti i quattro
racconti precedenti più sei nuovi.
Innanzitutto possiamo notare la precisa collocazione dei
racconti ovvero il genere giallo più classico, per la precisione il vecchio
giallo all’italiana, quello che ci invidiano in tutto il mondo ovvero i film di
Mario Bava e Dario Argento , i primi due autori che leggendo queste pagine mi
sono venuti in mente.
Ricci utilizza tutti i codici del genere (omicidio , maniaco,
intreccio e soluzione finale) in modo semplice ed efficace con una scrittura
fruibile a tutti in perfetta linea col genere proposto .
Fa perno soprattutto sull’atmosfera (riferimenti alla notte,
alla particolarità dell’apparizione dell’assassino , la sua presenza nascosto
nel buio) e qualche volta utilizza espedienti tipicamente horror (omicidio con
fuoriuscita di organi , cadaveri sezionati e chiusi nella valigia ecc..) che
non stonano nell’insieme .
Si capisce immediatamente l’amore assoluto che prova verso il
genere e soprattutto verso Argento che omaggia in diverse scene utilizzate (sta
a voi indovinare dove) e anche con qualche nome dei suoi personaggi (Casoni
ecc. anche qua fate voi se siete bravi).
Sono racconti molto visivi dove ad esempio nella Ballerina
Ricci cerca (riuscendoci) di andare oltre costruendo un vortice di orrore
finale denso di un lirismo molto grand guignol e anche con un pizzico di follia
( Campo Santo e la sua valigia).
Sui nuovi racconti spicca Specchi infranti , un racconto
molto riuscito e metacinematografico con numerose citazioni dove l’autore
riesce a far respirare al lettore l’aria di un set cinematografico e anche la
moltitudine di persone che vi girano intorno.
Sicuramente è il suo racconto più impegnativo : molto buona
la storia sicuramente debitrice del film Tenebre di Argento (e anche di alcune
vicissitudini personali dello stesso regista romano) .
Ottimo l’intreccio , a mio modo di vedere un pochino meno
buono l’espediente per “scoprire il/la
olpevole “ , ottima la causa scatenante la follia dell’assassino/a
(nessuno spoiler), e ottimo anche il finale molto toccante.
Quello che balza immediatamente agli occhi del lettore è la
genuinità dei racconti proposti , se poi come me amate il giallo vi divertirete
molto .
Concludo dicendo che l’accendino insanguinato e l’inquietante
nottambulo sono diventati dei fumetti molto divertenti e particolarmente
riusciti .
Mentre il cappotto e guanti neri sono stati adattati per il
grande schermo : sono diventati due cortometraggi , il primo diretto da
Giuseppe Ferlito ed ambientato nella suggestiva Lucca, l’altro ambientato in
Versilia ma non ricordo il nome del regista.
Federico Tadolini
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